Ci siamo iscritti alla biblioteca del paese dove lavora lo zio di Davide. Una mattina siamo andati a trovarlo per fargli una sorpresa.
Zio, ti abbiamo portato la colazione!
Un dolcetto di sfoglia alle mele e un succo alla pesca e vaniglia. Lui ha sorriso e ci ha detto che in Sicilia non funziona proprio così, che la colazione ce la doveva offrire lui. Poi ci ha preparato il caffè con la macchinetta, e abbiamo chiacchierato in una stanzetta piena di libri, foto e ricordi della biblioteca.
Ho preso in prestito tre libri:
‘‘Che rabbia!’’, un albo illustrato che avrei voluto leggere da piccola con mamma.
‘‘Storie della buonanotte per bambine ribelli’’, perché sono ancora una bambina ribelle.
‘‘Harry Potter e il Calice di Fuoco’’, il mio Harry Potter preferito.
‘‘Che rabbia!’’, di Mireille d’Allancé, l’ho letto d’un fiato ieri pomeriggio con Davide. Dopo volevo scrivere tutte le volte in cui mi arrabbio, ma stranamente buio totale. Così ho chiesto a Davide:
Mi dici cosa mi fa arrabbiare?
Mi ha risposto che mi arrabbio quando non vengo ascoltata. Ed è vero.
Poi ho pensato se a volte sono arrabbiata perché il mio Papà è morto quando ero piccola. È possibile che quella rabbia così lontana sia nascosta da qualche parte? Forse sì. Forse non lo so…
Nel libro ‘‘Che rabbia’’, dopo una giornata difficile, Roberto sente qualcosa crescere dentro che sale e sale finché esce dalla sua bocca e prende forma. È la sua rabbia.
Avrei voluto leggere questo libro da bambina.
Avrei voluto parlare con la mia rabbia.
Vorrei imparare a parlare con la rabbia.
Ieri sera ho fatto un brindisi al mio Papà con un succo alla pesca e vaniglia.
All’inizio avevo pensato a una birretta economica, perché a lui piaceva.
Scusa, Papà, se la birra non mi piace.
Ma se passi da queste parti, possiamo berla insieme.
Ieri era quel giorno dell’anno in cui sei andato a lavorare e non sei tornato a casa. Ma io non sono arrabbiata.
🌊🌱